mercoledì 3 settembre 2014

Risorse finite

Il 19 agosto scorso é stato il giorno dell'Earth Overshoot Day, ossia il giorno del “superamento”.
In soli 8 mesi abbiamo consumato le risorse rinnovabili che il nostro pianeta riesce a produrre in un anno.
Stiamo utilizzando cibo, fibre, legname, risorse ittiche, capacità di assorbire i gas che generano l’effetto serra (ecc.), in quantità superiore a quanto riesce a produrre la natura.
Questo “debito ecologico” si manifesta con la deforestazione, la scarsità di acqua dolce, l’erosione del suolo, la perdita di biodiversità, l’accumulo di CO2 nella nostra atmosfera, le carestie e la fame per intere popolazioni.
Secondo i calcoli del Global Footprint Network (un centro di ricerca internazionale sulla sostenibilità con uffici in Nord America, Europa e Asia) per sopravvivere e produrre le risorse necessarie a sostenere l’intera l'umanità, oggi avremmo bisogno di disporre, oltre al nostro, di un’altro mezzo pianeta Terra.
Nel 1961 si consumavano i tre quarti della capacità produttiva della Terra. Oggi, proiezioni moderate, indicano che l'umanità potrebbe richiedere la biocapacità di tre pianeti ben prima della metà di questo secolo.
I governi che ignorano i limiti delle risorse disponibili mettono a rischio il futuro delle loro popolazioni. Diversi Stati (Filippine, Emirati Arabi Uniti, Marocco, per citarne alcuni) stanno promuovendo iniziative a salvaguardia delle loro riserve di “biocapacità”.
Sorprende che in questo interminabile periodo di crisi economica le energie siano quasi esclusivamente rivolte alla ripresa dei consumi e non piuttosto a promuovere un diverso modello di sviluppo.
Anche i Comuni, nel loro piccolo, possono fare qualcosa.
L’Amministrazione di Caselle qualcosa ha fatto: posizionamento di pannelli solari sui tetti di alcuni edifici pubblici, utilizzo delle lampade a led sui lampioni stradali… Segnali importanti… ma molto timidi, vista la gravità della situazione.
Molto meglio sarebbe rinunciare (o quantomeno ridurre) la capacità edificatoria del prossimo piano regolatore comunale che verrà portato in approvazione al prossimo Consiglio Comunale. Oppure rinunciare alla realizzazione del mega centro commerciale previsto sulle “aree ATA”. Queste sarebbero scelte che concretamente permetterebbero di evitare un ulteriore “consumo di suolo” ed inciderebbero sulla difesa dell’impronta ecologica di Caselle.
A poco serve nascondersi dietro il paravento del voler realizzare un “parco centrale” da posizionarsi proprio sotto il “cono di atterraggio” degli aerei (area notoriamente inedificabile e quindi non disponibile per l’edificazione) sulle quali, stando alle leggi vigenti, non sarà possibile piantare neanche un albero a causa della possibile nidificazione degli uccelli e la conseguente pericolosità per il volo degli aerei.
Manca il coraggio (o la consapevolezza e la volontà?) di attuare scelte incisive a difesa della biodiversità o le scelte ecologiche promosse dall’Amministrazione saranno solo scelte strumentali e di immagine per potersi fregiare della qualifica di “ambientalisti”?